Firenze, caduta la sua gloriosa repubblica (1530), ebbe campo di sospirare la perduta libertà, sotto il dispotico governo del duca Alessandro, che cadde infine vittima di una congiura.
Ricostruttore delle fortune medicee fu il nuovo duca, Cosimo (1537-1574), giovine principe, al quale non mancavano energia, senno politico ed equilibrio sufficiente per non abusare del potere assoluto. Cosimo si strinse a Carlo V, e, in concorso con le truppe imperiali, abbattè la libertà di Siena e assorbì gran parte del suo territorio.
L'unità regionale toscana, antica aspirazione del Comune fiorentino, fu così quasi completamente realizzata, restandone esclusi solo piccoli lembi della regione. Cosimo diede allo Stato un solido ordinamento assolutistico: riordinò l'amministrazione e le finanze; rafforzò l'organizzazione militare, promosse con savie iniziative lo sviluppo economico del paese; creò un esercito regionale, formato da elementi locali. La sicurezza della navigazione fu affidata, oltre che alla flotta ducale, ai Cavalieri di santo Stefano, un Ordine religioso-cavalleresco di nuova fondazione, che ebbe sede a Pisa nel sontuoso palazzo del Vasari, che ha tuttora il nome dei Cavalieri. Nelle lotte contro i corsari barbareschi, l'Ordine si acquistò grandi benemerenze con una vigilanza assidua sui mari e con azioni eroiche di guerra.La bonifica di paludi, la costruzione di canali e di altre opere di pubblica utilità, l'impulso dato alle industrie, specie della seta, di Firenze, di Pisa, di Siena, e ai loro commerci, i primi progetti per la costruzione del porto artificiale di Livorno, danno la misura della vitalità impressa da Cosimo all'economia toscana. Il governo complessivamente savio e benefico di lui potè mettere in ombra il suo dispotismo e non pochi suoi atti di tirannia.
L'esaltazione di Cosimo alla dignità granducale per decreto di papa Pio V (1569) rappresentò il riconoscimento del fervore, con cui egli aveva promosso nei suoi Stati il trionfo degli ideali della Riforma cattolica. Il nuovo titolo, riconosciuto poi dall'imperatore con un elevato compenso pecuniario, conferiva alla casa Medici una posizione di priorità rispetto agli altri principi italiani. Tra i successori di Cosimo, Ferdinando I (1587-1609) ebbe il merito di avere recato a termine la costruzione del porto di Livorno. Per dare il massimo incremento al porto e alla città, sorta si può dire dal nulla, il granduca concesse ampie franchigie doganali, invitò con una patente del 1593, che fu detta la "Livornina", ad abitarvi emigrati di altri paesi, senza distinzione di nazionalità, di razza e di confessione religiosa: affluirono in gran numero, contribuendo poi alle fortune del nuovo centro protestanti ed ebrei. Sotto Ferdinando, la Toscana poggiò dal lato della Francia. Il matrimonio di Maria, nipote del granduca, con Enrico IV di Francia, in un momento in cui questa nazione stava riprendendo posizione nel campo della politica internazionale, aveva il valore di un atto diplomatico, diretto a liberare la Toscana dalla tutela spagnuola.
Sotto il fiacco governo degli ultimi principi della casa Medici, che si estinse nel 1737, la Toscana era priva di ogni importanza politica, e si accentuava la decadenza economica.
Questo brano è stato trascritto traendolo integralmente da "Civiltà e Società", corso di Storia, de "La Scuola" Editrice, per la terza classe degli istituti tecnici - IV edizione 1964 - capitolo XIV.
La mia attenzione è stata attratta, e si è appuntata su questo brano, perchè contiene l'esaltazione per i Cavalieri di santo Stefano; e l'esaltazione per Cosimo de Medici, artefice della costruzione, dal nulla, della città di Livorno che, per la ponderosa presenza di canali artificiali, viene anche definita la Venezia Nuova . Cliccandovi sopra, potrete anche accedere al link della Fortezza Vecchia, detta anche "Mastio della contessa Matilde", in quanto la prima costruzione dei suoi bastioni risale forse al secolo XI (dal libro Civiltà e Società, di cui sopra).
Per un approfondimento degli argomenti qui citati, potrete trovarli accedendo al blog di Sarcastycon3, e poi navigando, ove sono descritti con dovizia di particolari inediti.
Ricostruttore delle fortune medicee fu il nuovo duca, Cosimo (1537-1574), giovine principe, al quale non mancavano energia, senno politico ed equilibrio sufficiente per non abusare del potere assoluto. Cosimo si strinse a Carlo V, e, in concorso con le truppe imperiali, abbattè la libertà di Siena e assorbì gran parte del suo territorio.
L'unità regionale toscana, antica aspirazione del Comune fiorentino, fu così quasi completamente realizzata, restandone esclusi solo piccoli lembi della regione. Cosimo diede allo Stato un solido ordinamento assolutistico: riordinò l'amministrazione e le finanze; rafforzò l'organizzazione militare, promosse con savie iniziative lo sviluppo economico del paese; creò un esercito regionale, formato da elementi locali. La sicurezza della navigazione fu affidata, oltre che alla flotta ducale, ai Cavalieri di santo Stefano, un Ordine religioso-cavalleresco di nuova fondazione, che ebbe sede a Pisa nel sontuoso palazzo del Vasari, che ha tuttora il nome dei Cavalieri. Nelle lotte contro i corsari barbareschi, l'Ordine si acquistò grandi benemerenze con una vigilanza assidua sui mari e con azioni eroiche di guerra.La bonifica di paludi, la costruzione di canali e di altre opere di pubblica utilità, l'impulso dato alle industrie, specie della seta, di Firenze, di Pisa, di Siena, e ai loro commerci, i primi progetti per la costruzione del porto artificiale di Livorno, danno la misura della vitalità impressa da Cosimo all'economia toscana. Il governo complessivamente savio e benefico di lui potè mettere in ombra il suo dispotismo e non pochi suoi atti di tirannia.
L'esaltazione di Cosimo alla dignità granducale per decreto di papa Pio V (1569) rappresentò il riconoscimento del fervore, con cui egli aveva promosso nei suoi Stati il trionfo degli ideali della Riforma cattolica. Il nuovo titolo, riconosciuto poi dall'imperatore con un elevato compenso pecuniario, conferiva alla casa Medici una posizione di priorità rispetto agli altri principi italiani. Tra i successori di Cosimo, Ferdinando I (1587-1609) ebbe il merito di avere recato a termine la costruzione del porto di Livorno. Per dare il massimo incremento al porto e alla città, sorta si può dire dal nulla, il granduca concesse ampie franchigie doganali, invitò con una patente del 1593, che fu detta la "Livornina", ad abitarvi emigrati di altri paesi, senza distinzione di nazionalità, di razza e di confessione religiosa: affluirono in gran numero, contribuendo poi alle fortune del nuovo centro protestanti ed ebrei. Sotto Ferdinando, la Toscana poggiò dal lato della Francia. Il matrimonio di Maria, nipote del granduca, con Enrico IV di Francia, in un momento in cui questa nazione stava riprendendo posizione nel campo della politica internazionale, aveva il valore di un atto diplomatico, diretto a liberare la Toscana dalla tutela spagnuola.
Sotto il fiacco governo degli ultimi principi della casa Medici, che si estinse nel 1737, la Toscana era priva di ogni importanza politica, e si accentuava la decadenza economica.
Questo brano è stato trascritto traendolo integralmente da "Civiltà e Società", corso di Storia, de "La Scuola" Editrice, per la terza classe degli istituti tecnici - IV edizione 1964 - capitolo XIV.
La mia attenzione è stata attratta, e si è appuntata su questo brano, perchè contiene l'esaltazione per i Cavalieri di santo Stefano; e l'esaltazione per Cosimo de Medici, artefice della costruzione, dal nulla, della città di Livorno che, per la ponderosa presenza di canali artificiali, viene anche definita la Venezia Nuova . Cliccandovi sopra, potrete anche accedere al link della Fortezza Vecchia, detta anche "Mastio della contessa Matilde", in quanto la prima costruzione dei suoi bastioni risale forse al secolo XI (dal libro Civiltà e Società, di cui sopra).
Per un approfondimento degli argomenti qui citati, potrete trovarli accedendo al blog di Sarcastycon3, e poi navigando, ove sono descritti con dovizia di particolari inediti.
Marshall
RispondiEliminagrazie per la citazione.
L' 8 novembre è la ricorrenza dei Cavalieri di S. Stefano,ci sarà una cerimonia nella antica chiesa nell'omonima piazza.
Purtroppo non potrò essere presente,perchè lo stesso giorno è la ricorrenza del mio Rgt.Lupi di Toscana a Firenze, con tanto di cerimonia,corone ed onori ai caduti etc. e non posso mancare.
Spero di ricuperare delle foto dei cavalieri in divisa magari dai giornali locali.
ciao
Marcello
Marcello,
RispondiEliminati ho scritto una risposta in privato.
Ciao.
Mario
Marshall
RispondiEliminati ho risposto
ciao