lunedì 22 giugno 2009





















Per gentile concessione dell'autore, pubblico l'ultimo articolo apparso su Il Giardino delle Esperidi, cui ho fatto riferimento nell'ultimo post di Needle.
Per la documentazione fotografica, andare su Esperidi, qui ne vengono pubblicate di diverse.

Cassino, Brianza del Sud (*). E non solo metaforicamente, se pensiamo che nel 584 era stata invasa, e distrutta, unitamente al monastero di San Benedetto, da una branca dell'esercito Longobardo. Questo, che si era spinto fin lì, creando poi la Longobardia Minor, con centri a Benevento e Spoleto, riuscì a proseguire la sua secolare esistenza in quella terra, fin dopo l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno. E soccombette solo ai Normanni.
Cassino, Brianza del Sud, intesa come sinonimo di operosità, se si pensa che la famosa Regola di San Benedetto, Prega e lavora, è stata coniata sulle cime del suo monte: Monte Cassino (**). E lo ha dimostrato con le opere, di meritare questo appellativo. In dieci anni, dopo che i bombardamenti del 1944 avevano completamente rase al suolo città e monastero, nel 1957 Cassino e Montecassino (**) erano già state completamente ricostruite. E ciò appare incredibile, confrontando foto del 1957, dove si vede una grande città completamente ricostruita, con le documentazioni fotografiche del maggio 1944, dove appaiono solo spianate di ceneri e macerie. Le foto di cui parlo, sono visibili nel libro "Cassino e Montecassino 1943-2004", non pubblicabili, per via del copyright; ma molte di esse sono reperibili su Google Immagini. Un'idea della portata di quel disastro, è però possibile farsela, riportandoci ad un brano di quel libro:
"alla fine del 1942 (la popolazione) ammontava a 21.275 residenti, ed era la seconda città della provincia di Frosinone per numero di abitanti. Nell'estate del '44 la distruzione al 100% di tutto il patrimonio abitativo urbano e rurale e del 90% di quello zootecnico, lo sfollamento in massa, la perdita di ogni bene avevano determinato lo spopolamento totale del territorio. Appare dunque incredibile che nel censimento del 4 novembre 1951 la città facesse già registrare 19.256 abitanti".
Solo da una visita sul posto, si potranno avere l'esatta percezione dell'operosità congenita di quella popolazione, la quale, non a caso, fino al 1927 era inserita in una regione storico-geografica, posta tra il nord della Campania e il Basso Lazio, dall'emblematico nome di Provincia di Terra di Lavoro. Appare così evidente la motivazione con la quale le abbiamo coniato l'appellativo di Brianza del Sud.
Dalla fine dell'Impero Romano, Cassino e Montecassino sono state distrutte, e poi prontamente ricostruite, ben quattro volte: quattro volte in 1500 anni. A causa della sua ultima distruzione totale, Cassino è stata definita Città Martire. E a ricordo di quest'ultima distruzione e a monito circa la stupidità delle guerre, all'ingresso dell'abbazia di Monte Cassino troneggia la parola PAX, a caratteri cubitali, ad accogliere i visitatori. A tali fatti e avvenimenti del passato si è fatto cenno durante la presentazione del viaggio di Papa Benedetto XVI, del 24 maggio scorso a Cassino e Montecassino. E a futura memoria del memorabile incontro nel grande spiazzo principale di Cassino, la sua popolazione ha voluto dedicare a Papa Benedetto XVI l'intitolazione di quella piazza.
La prima distruzione, come s'è detto, avvenne nel 584 ad opera dei Longobardi; erano trascorsi appena 55 anni, da che era stata inaugurata da San Benedetto. La seconda, perpetrata da parte dei saraceni nell'883, dopo che generazioni di monaci avevano atteso per anni alla sua ricostruzione. La terza distruzione avvenne 1349 ad opera di un violento terremoto che aveva scosso tutto il centro-sud Italia. L'ultima distruzione, certamente la più micidiale e dolorosa, è avvenuta nel febbraio-marzo 1944, a causa dei massicci e tristemente famosi bombardamenti.
Mentre le prime tre ricostruzioni andarono a rilento (la prima volta fu portata a compimento solo nel 717, la seconda nel 949 ), per la terza ricostruzione, quella che ci ha tramandato il monastero, ampliato e maestoso per come lo vediamo ora, si impiegarono soltanto 17 anni. Molto più celere, solo 10 anni, fu la ricostruzione conseguente al bombardamento aereo del 1944.
Nel XXII canto del Paradiso, Dante fa l'apoteosi di San Benedetto, e della sua Regola, con terzine memorabili:

Quel monte, a cui Cassino è ne la costa,
fu frequentato già in su la cima
da la gente ingannata e mal disposta;

e quel son io che su vi portai prima
lo nome di colui che 'n terra addusse
la verità che tanto ci sublima;

Sapendo dell'incursione barbarica del 584, il lettore frettoloso potrebbe essere indotto a pensare che quei versi (la "gente ingannata e mal disposta") si riferiscano ai longobardi che frequentarono l'acropoli cassinese ("già in su la cima"), distruggendola. Gli eccellenti commentatori danteschi, c'illuminano, invece, sul fatto che quella "gente ingannata e mal disposta" era la popolazione romana del cassinate, che credeva nelle divinità pagane e che saliva alla sommità dell'acropoli per andarle ad adorare. Sulla sommità di quel monte, dove ora c'è l'abbazia di Montecassino, c'era, dunque, in epoca romana, un santuario dedicato al dio Apollo. Dev'essere stato sontuoso e di enormi dimensioni, se storia e Dante ci dicono che sopra le sue rovine San Benedetto vi costruì il primo e più grande monastero cristiano al mondo.
Ma poco o nulla ci è dato di sapere di quel sito. Ci possiamo aiutare molto con l'immaginazione, facendo accostamenti e similitudini col tempio a Giove-Axun di Terracina, in provincia di Latina, e col santuario di Palestrina, in provincia di Roma, del quale parla Aretusa nel suo ultimo post (questo)). La fototeca allegata al post (questa) ) è di grande aiuto per comprendere la grandezza e l'importanza dei santuari romani, ed, in particolare, del santuario dell'acropoli di Monte Cassino. Casualmente, i due siti archeologici si trovano entrambe a circa 100 km di marcia dal monastero di Montecassino.
Il santuario romano-pagano di Terracina, la cui sommità è visibile anche ad occhio nudo dalla sua bella spiaggia, è quello che, più di ogni altro, può dare un'idea di come potrebbe essere stato il tempio di Apollo, sulle cui rovine San Benedetto ha edificato il suo primo monastero.
Anche se Cassino non è propriamente annoverata tra le città d'arte, e anche se delle vestigia romane è rimasto ben poco, perchè andato perso nel corso delle quattro devastazioni subite, essa deve comunque aver avuto un ruolo molto importante in epoca romana. Trent'anni fa, in occasione di una mia visita, importanti opere risalenti all'epoca romana, sembravano ancora in stato di completo abbandono. Ciò era dovuto a carenza di forze, diversamente impegnate nella ricostruzione post-bellica. Oggi, alcune di tali opere sono state restaurate e restituite alla fruibilità di cittadini e visitatori. Tra queste vi è sicuramente la Rocca Janula (vedi foto) una possente opera difensiva, risalente alla fine del primo millennio. Altre opere restaurate sono: il Teatro Romano, l'Anfiteatro romano e la Strada latina romana lastricata, delle quali sono visibili le foto. Per i 22 km di acquedotto romano, per le Terme di Varrone, per il Ninfeo bisognerà forse attendere ulteriori opere di restauro. A completamento della ricostruzione mancherebbe forse un ultimo tassello: il ripristino e la ricostruzione della funivia a campata unica, che col suo salto mozzafiato di oltre 400 m, quasi in verticale diretta, portava pellegrini e turisti direttamente all'Abbazia in soli 7 minuti. Era stata inaugurata il 21 maggio 1930; distrutta durante la guerra, non è più stata ricostruita.
Una curiosità storica. Nell'Anfiteatro romano di Cassino avvenne la tappa di un drammatico fatto d'armi, con epilogo a Benevento. Nel 1266 vi si asserragliarono gli uomini di Manfredi, nel tentativo di resistere all'invasore angioino. La vicenda terrena di Manfredi, e quella vicenda conclusasi a Benevento con la sua morte, sono mirabilmente ricordate nel più bel Canto del Purgatorio: il III Canto: "biondo era e bello e di gentile aspetto", e qui un altro stralcio).

(*) Nel 1971 con l'inaugurazione dello stabilimento FIAT di Cassino, si è posto fine al processo emigratorio delle genti di quella terra. Anzi, da allora si è innescato un processo inverso di ritorno. Ancora oggi, giovani della terza generazione di immigrati da quella terra, hanno avuto la forza e il coraggio di intraprendere il viaggio contrario di quello che aveva fatto immigrare i loro nonni.
(**) Non a caso ho voluto scrivere Montecassino nelle due versioni alternate: Montecassino e Monte Cassino. Ciò a seguito della falsariga tracciata da Wikipedia ed anche perchè Giuseppe Bottai, ministro dell'Educazione Nazionale dal '36 al '43, in un suo saggio su "L'ideale romano e cristiano del lavoro in San Benedetto", la cita sempre col nome sdoppiato: Monte Cassino.
Fotografie, dall'alto in basso e da destra a sinistra:
- Mausoleo di Nummidia Quadratilla - Cassino
- Ninfeo - Cassino
- Teatro Romano - Cassino
- Tempio a Giove-Axun, dalla spiaggia di Terracina (Latina)
- Terme Varroniane - Cassino
- Ingresso all'Abbazia di Montecassino

lunedì 25 maggio 2009

Un po’ di Storia non fa mai male: I Fratelli Govoni

Ogni tanto, quando ho un po’ più di tempo a disposizione mi diletto a tirare fuori dall’armadio ben custodito di una memoria cancellata, gli scheletri dei compagnucci rossi, quelli che stanno sempre con il ditino puntato contro il vituperato fascismo e la sua incombente minaccia, che aleggia sulle nostre capocce, ogni qual volta il centro destra vince alle elezioni. Un pericolo inconsistente come sanno bene gli italiani (e lo dimostrano alle urne) al contrario del pericolo dell’estremismo rosso, che ha prodotto vittime innocenti fino a pochi anni or sono (i poveri Biagi e D’Antona).Questa si che è una minaccia reale, che si può toccare con mano ad ogni adunata del fior fiore della gioventù comunista “dura e pura”, sempre pronta ad usare violenza, sopraffazione e devastazione per esprimere il proprio personale concetto di democrazia. Ma torniamo ai Fratelli Govoni, erano sette come i più noti e compianti Fratelli Cervi, ma la loro terribile fine non ha mai avuto nessun riconoscimento storico, forse perché sono stati massacrati dai gloriosi partigiani rossi.
Dino, Emo, Augusto, Marino, Giuseppe, Primo e Ida Govoni sono stati assassinati dopo il 25 aprile 1945, quando già le autorità legittime avevano impartito l’ordine di rispettare i nemici. La loro colpa è stata quella di aver avuto “rapporti di cordialità ed ospitalità” con alcuni militi del fascio (di cui però non esistono prove) e per un paio di loro di aver risposto alla chiamata doverosa della R.S.I.Due, non tutti e sette. Due, non la madre di un bimbo di due mesi, com’era Ida Govoni che stava allattando il suo bambino, quando venne portata via. I Govoni erano originari di Pieve di Cento, a metà strada fra Bologna e Ferrara, nell’immediato periodo del dopo-liberazione in questa zona i “prelevati” furono 128, persone normali portate via e fatte sparire in fosse comuni.Nella macabra fossa di Argelato, sono stati rinvenuti diciassette cadaveri buttati alla rinfusa con un metro di terra addosso. Di questi sette erano i fratelli Govoni.Di diciassette solo uno porta segni di pallottole. Gli altri hanno tutti ossa spezzate e il cranio fracassato a colpi d’ascia, ossia prima torturati e poi ammazzati (non riesco nemmeno ad immaginare le sevizie che subì Ida Govoni).
Il primogenito si chiamava Dino, un artigiano falegname che si era iscritto al Partito fascista repubblichino, comportandosi sempre correttamente, tanto che nessuno, a guerra finita, aveva levato contro di lui la minima accusa. Dopo Dino veniva Marino era coniugato e aveva una figlia. Combattente d’Africa, aveva aderito dopo l’8 settembre alla R.S.I. Contro di lui non pendevano accuse di sorta. Veniva poi Emo, artigiano falegname che non aveva aderito alla R.S.I. e che non si era mai mosso dal paese. Viveva in casa con i genitori. Giuseppe, coniugato da poco tempo, faceva il contadino ed abitava nella casa paterna. Nemmeno lui era iscritto al P.F.R. Quando lo uccisero, era diventato padre da tre mesi. I sesto e il settimo dei fratelli Govoni erano Augusto e Primo, ambedue ancora celibi, contadini, e vivevano con i genitori. Non si erano mai interessati di politica. L’ultima nata si chiamava Ida,e aveva 20 anni. Si era sposata da un anno ed era diventata mamma solo da due mesi. Né lei né suo marito avevano aderito alla R.S.I.Si salvò solo la terzogenita Maria solo perché i partigiani non riuscirono a rintracciarla.
Per quest’orrendo crimine ci fu un processo che si concluse con quattro condanne all’ergastolo, la giustizia non poté fare il suo corso perché gli assassini “rossi”, così come in altri casi ( e come hanno continuato a fare), fuggirono oltre cortina e di loro si perse ogni traccia; successivamente, il crimine fu coperto da amnistia (ecco il vero motivo dell’amnistia!) e i carnefici ritornarono con tutti gli onori, a casa. Ancora adesso dopo 60 anni quegli assassini non hanno pagato per le loro colpe, né legalmente, né moralmente, né storicamente. E la vicenda dei fratelli Govoni che gettava una gran brutta luce sula “resistenza” fu censurata, una vicenda che va raccontata e divulgata, e non solo per dare alla loro morte iniqua, il sacrosanto risalto, ma per smascherare le menzogne che da 60 anni avvelenano il clima politico del nostro Paese.
Needle

venerdì 22 maggio 2009

Ecco l'articolo di Ida Magli a cui si fa riferimento

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=352383

Società multietniche

L'articolo di Ida Magli, recensito da Elly, mette finalmente un pò di chiarezza sul fatto che le società multietniche, in realtà, non esistono, perchè non possono esistere. Non possono stare in piedi perchè una pacifica convivenza tra gruppi con retaggio etnico diverso, alla prova del tempo non possono reggere. Arriveranno ad uno scontro, ad una resa di conti, se nel frattempo non si sarà verificata un'amalgama perfetta tra le varie etnie; alla lunga, qualcuno dei gruppi etnici che fanno parte della cosiddetta società multietnica, quella che si sentirà più forte in tutti i sensi, vorrà prevalere sulle altre etnie, facendole soccombere o sparire. E' sempre stato così, nella storia millenaria del mondo; con buona pace di propugnatori, sognatori e cantori di questo genere di società idealizzate. Ida Magli analizza questo concetto, dimostrando perchè in passato siano sparite società "favolose" come quella egizia dei faraoni, o quella greca dei Fidia e dei Platone. In tempi relativamente più vicini a noi, l'omologo Marsh, nel Giardino delle Esperidi, narrando della regina Teodolinda e dei suoi sudditi, racconta di quel "glorioso" popolo dei Longobardi che si stava lentamente avviando alla completa integrazione con le popolazioni italiche, da loro sottomesse. Ma giunsero i Franchi, chiamati in suo soccorso dal Papa (tanto per stare in tema con l'articolo della Magli), che presero il sopravvento sui Longobardi, subentrando a loro. I Franchi smantellarono l'dea di quello stato italiano unitario, che stava entrando nella concezione mentale dei re Longobardi, che avevano preso a modello Costantinopoli. E il corso della storia italiana sarebbe stata ben diversa: non sappiamo se in meglio o in peggio; di certo credo non avremmo avuto quella struttura piramidale feudale che, per esempio, i siciliani solo di recente sono riusciti a scrollarsi di dosso.
E, come sappiamo dalla Storia, con l'avvento del feudalesimo, si era entrati in pieno nel Medio Evo.

martedì 19 maggio 2009

Etica &...Soria

"L'etica non si dovrebbe occupare degli affari del mondo, ma dovrebbe essere la condizione sostanziale del mondo." (Ludwig Joseph Wittgenstein)
L’Uomo è mistero, corpo e spirito con potenzialità infinite. Può entrare in contatto con la segreta energia dell’universo e sfruttarla per il proprio benessere. Può cercare Dio dentro di sé e attraverso l'illuminazione intraprendere il cammino della santità. Può cercare Dio fuori di sé abbandonandosi a Gesù. Può cercare soluzioni nella scienza, nello sviluppo tecnologico, risposte agli innumerevoli problemi di ricerca, di conoscenza.E' necessario che l'uomo, nella diversità delle culture, religioni evolute, politiche mondiali, sopra ogni cosa, ponga l'Etica, come ricerca dei criteri che consentano all'individuo di gestire la propria libertà e dei limiti entro cui la libertà si possa estendere: un' Etica alla cui base stia una nozione del bene e del male ed un sistema di valori validi per tutti.

venerdì 15 maggio 2009

The World Without US - Theatrical trailer

Immaginate che gli Usa abbiano un nuovo presidente. Si chiama Turner e promette di ritirare tutte le truppe americane nel mondo, concentrandosi solo sulle questioni di politica interna. Cosa accadrebbe?

martedì 12 maggio 2009