giovedì 30 aprile 2009

La vera festa del Primo Maggio

C'è una festa per il lavoro che gli italiani dovrebbero commemorare il 2 luglio, in aggiunta o in alternativa a quella del I° Maggio; è la data dell'affondamento della nave Arandora-Star, oppure l'evento che nel maggio 1898 spinse il Generale Bava Beccaris ad aprire il fuoco sul popolo lavoratore assiepato per le strade di Milano, che causò la morte di 80 di loro. Insomma, ne avremmo motivi nostri per "ricordare" vittime del lavoro in accorato e dovizioso silenzio, anzichè essere obbligati a seguire pedissequamente l'imposizione di festeggiare rumorosamente il ricordo di un evento doloroso: i martiri del lavoro di Chicago.

E invece del silenzio, si organizzano feste assordanti, come quella del concertone di Roma, che interessa solo una frangia, forse pur grande, di persone, ma che invece tutti sono costretti a contribuire nelle spese, pagandola in un modo o nell'altro. Quello di quest'anno, poi, gli organizzatori avrebbero avuto, nel terremoto d'Abruzzo, un motivo in più per soprassedere e dedicare quelle risorse agli aiuti per i terremotati. E Vasco Rossi, che nella pubblicità televisiva per promuovere l'evento ha parlato di solidarietà, e di voler rendere agli italiani quanto da loro ha ricevuto, sarò curioso di sapere se lo farà gratis, o dietro lauto compenso. Lo stesso discorso vale per i personaggi che si accalcheranno dietro all'evento.
Le feste dovrebbero essere indette per ricordare eventi felici, come facevano i Celti, che hanno abitato per secoli le terre del nord, Italia compresa, i quali avevano istituito la vera festa del Primo Maggio.

Il primo maggio per i Celti era motivo per grandi festeggiamenti: Beltaine il nome della festa, che grosso modo coincideva con il calendimaggio.
Floralia per i romani, Walpurgisnacht per i germani, essa si è trasfusa, al giorno d'oggi, nell'assai più profana festa del lavoro, o, peggio ancora, festa dei lavoratori. Tra le popolazioni antiche, la festa del primo maggio aveva invece valenze simboliche e religiose assai diverse che non oggi; tra i Celti, essa segnava l'inizio della metà luminosa dell'anno e le venivano associate cerimonie di diverso tipo. In Irlanda, dove la civiltà celtica è durata più a lungo, Beltine indica il mese di maggio.
Per i Celti, una delle divinità della luce era Bel, da cui Beltaine, festa della luce. Il nome Bel è forse alla radice (oppure si tratta di un alter ego) del dio Belenos, che il destino ha voluto sopravvivesse nel dialetto genovese, ad indicare la parte virile maschile (e qui Luca L. mi è stato di prezioso aiuto: vedere suo commento sul mio blog). Il "palo di Maggio", o del "Calendimaggio", o "della Cuccagna", diffuso in tutto il folklore europeo (soprattutto in Austria e Germania) sembra sia da mettere in relazione con quegli antichi festeggiamenti al dio Belenos, proprio per la forza, audacia e virilità necessarie per conquistare i premi posti alle sommità di "alti" pali. Molti aspetti della festa erano poi rivolti alla fecondità, legandola all'immagine virile del dio celto-ligure Belenos. Molti racconti descrivono questa festa come costellata di banchetti e bevute. Il fuoco rivestiva un ruolo preminente nella festa; anticamente, tra le popolazioni celtiche, si usava far passare il bestiame tra due fuochi "purificatori". Ancora oggi, nella citta di Camogli, in Liguria, si accendono due enormi fuochi simbolici per la festa che vi si celebra nei primi giorni di maggio, detta "sagra del bagnun". Si svolgevano poi riti di tipo giuridico-religioso: in tale occasione venivano consumati matrimoni "a scadenza", che sarebbero durati per un anno, cioè sino al successivo Beltaine. Questa usanza richiama da vicino alla memoria quella dell'usus, che era una delle tre forme romane di matrimonio, consistente appunto nella convivenza protratta per un anno ininterrotto della donna con un uomo: perchè l'effetto giuridico del matrimonio non si verificasse, la donna doveva allontanarsi per almeno tre notti consecutive dalla casa del convivente. Curiosamente, in Galles la festa durava proprio tre giorni (sino al tre maggio). Anche l'ebbrezza sacra era parte integrante della festa: essa permetteva il contatto con l'altro mondo.
Quella festa, quel modo di festeggiare il Primo Maggio presso i Celti è sopravissuta forse più di un millennio, fin quando cioè i Celti non furono completamente amalgamati con la civiltà romana.

Libera riduzione da RADICI, supplemento culturale a LA VECCHIA FILANDA
I sacri fuochi di Beltaine - Di Alberto Lombardo.

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