7 ottobre 1571 la terza battaglia di Lepanto.
Anche quest'anno, come consuetudine, posto alcune notizie sulla famosa battaglia nel suo contesto storico. All’epoca il sultano dell'Impero ottomano era Selim II.
Il precedente: Famagosta 4 agosto 1571
“Dopo aver firmato la resa Marcantonio Bragadin si recò infatti da Lala Mustafa pascià,comandate in capo delle forze turche, per discutere i termini della futura pace. Ed essendo uomo ligio alla forma si recò in gran pompa: a cavallo d'un destriero squisitamente barbato, indossando la toga viola del Senato, scortato da quaranta archibugieri in alta uniforme e dal bellissimo paggio Antonio Quirini (il figlio dell'ammiraglio Quirini). Ma di pace non si parlò davvero. Perché in base al piano già stabilito i giannizzeri sequestrarono subito il bellissimo Antonio. Lo chiusero nel serraglio di Lala Mustafa che i giovinetti li deflorava ancor più volentieri di Maometto II, poi circondarono i quaranta archibugieri e a colpi di scimitarra li fecero a pezzi. Letteralmente a pezzi. Infine disarcionarono Bragadino, seduta stante gli tagliarono il naso e le orecchie, e così mutilato lo costrinsero a inginocchiarsi dinanzi al vincitore che lo condannò ad essere spellato vivo. L'esecuzione avvenne tredici giorni dopo, alla presenza di tutti i ciprioti cui era stato ingiunto d'assistere. Mentre i giannizzeri lo schernivano per il volto senza naso e senza orecchie, Bragadino dovette far più volte il giro della città trascinando sacchi di spazzatura e leccando la terra ogni volta che passava dinanzi a Lala Mustafa. Poi il supplizio finale. Morì mentre lo spellavano. E con la sua cute imbottita di paglia Lala Mustafa ordinò di fabbricare un fantoccio che messo a cavalcioni d'una vacca girò un'altra volta intorno alla città quindi venne issato sul pennone principale della nave ammiraglia. A gloria dell'Islam.” Estratto e riassunto dal libro Jihad dello storico Paul Fregosi.
S. Pio V non risparmiò alcuna energia per dar vita ad una Lega, detta Lega Santa, che comprendeva Venezia, che sostenne anche lo sforzo maggiore, la Spagna di Filippo II, la Repubblica di Genova, il ducato di Savoia, gli Ospitalieri di San Giovanni e il Granducato di Toscana, con in particolare i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Marittimo di Santo Stefano Papa e Martire.In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1815 cannoni.E' singolare che questo compito toccasse ad un Papa che meno di altri aveva interesse a assumere impegni militari, a dimostrazione del fatto che quando la necessità lo impone, alla preghiera e al digiuno possono essere uniti i cannoni.
Lepanto 7 ottobre 1571 Golfo di Patrasso.
Il giorno della grande battaglia navale.
La flotta la comandava Don Giovanni d'Austria sulla sua galea Real spagnola, che era affiancata dalla capitana di Sebastiano Venier, settantacinquenne Capitano Generale veneziano,dalla Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, trentaseienne ammiraglio pontificio,dalla capitana di Ettore Spinola, Capitano Generale genovese,dalla capitana di Andrea Provana di Leyni, Capitano Generale piemontese, e dall’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, Capitano Generale dei Cavalieri di Malta. i cavalieri di S.Stefano con 12 navi erano inquadrati nella flotta papalina.
La battaglia era durata poco più di quattro ore. Erano morti 40.000 turchi e solo 25 galee furono salve. La potenza navale ottomana era finita per sempre.
San Pio V, che aveva trascorso le ore della battaglia in preghiera dinanzi all'effigie della Madonna della Salute, nella Chiesa di S. Maria Maddalena, stabilì in segno di ringraziamento alla Vergine al 7 ottobre la festività di Santa Maria della Vittoria che fu estesa da Clemente XI a tutta la Cristianità e definitivamente fissata al 7 ottobre da Leone XIII.
Lo scontro durissimo si concluse quando fu abbordata l’ammiraglia turca di Alì Pascia e, sebbene il comandante don Giovanni d'Austria avesse impartito alla flotta cristiana l'ordine di catturarlo vivo, gli furono estirpati i denti, quindi fu decapitato e la sua testa venne ostentatamente infilzata su una picca. Ciò provocò il panico fra le file ottomane e portò al collasso morale, contribuendo non poco alla rotta che determinò la vittoria della flotta cristiana.
Il sogno di stabilire lo "Stato Islamico d'Europa" si bloccò soltanto nel 1683. Cioè quando il Gran Visir Kara Mustafa mise insieme mezzo milione di soldati più mille cannoni,cavalli, cammelli, elefanti ed una grande quantità di vettovaglie ed entrò in Austria, eresse un immenso accampamento (venticinquemila tende a parte la sua, munita di struzzi e pavoni e fontane)e raggiunse Vienna che per la seconda volta finì sotto assedio. Il fatto è che a quel tempo gli europei erano più intelligenti di quanto lo siano oggi. Ed esclusi i francesi che anche allora se la facevano con l'Islam (Trattato di Alleanza firmato dal Re Sole) ma che agli austriaci avevano promesso di restar neutrali, tutti corsero a difendere la città ormai considerata il baluardo del Cristianesimo. Tutti. Inglesi, spagnoli, tedeschi, ucraini, polacchi, genovesi, veneziani, toscani, piemontesi, pontifici.
Il 12 settembre riportarono la straordinaria vittoria che costrinse Kara Mustafa a fuggire abbandonando anche i cammelli e gli elefanti, gli struzzi e i pavoni.Le concubine e le mogli, per evitare che cadessero in mano ai cani-infedeli, Kara Mustafa le sgozzò una ad una.
L'attuale invasione dell'Europa non è che un altro aspetto di quell'espansionismo, di quell'imperialismo, di quel colonialismo a cui l’islam non ha mai rinunciato.
Oggi, europei vigliacchi e traditori dei valori della nostra Civiltà favoriscono l’ islamizzazione delle nostre Nazioni.
l'ipocrisia è una malattia contagiosa, a quanto pare non ha risparmiato né risparmia nessuno.
RispondiEliminaQuello che è scritto nel post è tutto documentato pertanto non credo che si possa parlare di ipocrisia.
RispondiEliminaL'ipocrisia è tipica di coloro che per ideologie obsolete e criminali oltre ad interessi privati, fanno del negazionismo la loro bandiera.